In attesa di capire se e quando scatterà il lockdown in Campania trapelano delle notizie sulla possibile modulazione della nuova ordinanza. L’ipotesi che l’ordinanza arriverà dopo quella del governo che si appresta a varare un Dpcm atteso domenica sera. Ma se l’esecutivo si appresta a misure drastiche come il coprifuoco in tutta Italia, in Campania si studia un’ordinanza con misure durissime che riporteranno le lancette dell’orologio al marzo scorso. Con esiti che potrebbero essere imprevedibili dal punto di vista dell’ordine sociale. Gli incidenti di ieri a Napoli e le proteste in altre città della regione, potrebbero essere soltanto l’inizio di una protesta generalizzata.
Anzitutto le nuove norme del lockdown in Campania dovrebbero avere una validità di 30 o 40 giorni per arrivare sino al ponte dell’Immacolata, appena prima delle festività natalizie. Gli uffici della Regione sono lavoro da ieri per mettere a punto l’ordinanza che si rifà ad una legge del 1978 in cui il presidente della Regione può varare restrizioni in casi gravi per motivi sanitari. «Per quello che riguarda la Campania chiuderemo tutto, secondo lo schema già conosciuto ad aprile e marzo: tranne le attività essenziali e stop alla mobilità interregionale e fra comuni. Cioé quello che abbiamo fatto a marzo», ha anticipato ieri pomeriggio Vincenzo De Luca.
Rispetto ai mesi scorsi però la Regione proverà ad alleviare lo stop. Sicuramente a farne maggiormente le spese saranno tutte le attività commerciali a cui verrebbe imposto di abbassare le saracinesche per un lunghissimo mese. O anche di più sino a 40 giorni. Deroga, ovviamente, solo per i negozi per la vendita di beni di prima necessità come alimentari, supermercati, elettronica, edicole e tabacchi. Rientrano, ovviamente nella chiusura, anche bar, ristoranti e tutti il settore del food (non è noto se questa volta il delivery verrà permesso). Vietate le uscite per studenti che dovranno accontentarsi di seguire le elezioni in remoto. E per la scuola che non torna in classe dalla settimana scorsa sarà uno stop lunghissimo.
A rimanere al lavoro, secondo le poche informazioni che circolano in queste ore a palazzo Santa Lucia, saranno solo le attività produttive in senso stretto. Quindi le aziende di tutto i comparti produttivi, specie se legate a commesse estere, i cantieri dell’edilizia (pubblica e privata) e tutto il settore legato all’agro-alimentare. Non verranno fermati i trasporti ma con la stretta alla mobilità è ovvio che ci sarà una riduzione. Disco rosso per palestre, saune, sale bingo e, in generale, tutti i luoghi di ritrovo che possono scatenare contagi. Solo i servizi ritenuti essenziali, quindi, potranno lavorare.
Discorso a parte il tempo libero e lo sport. Stavolta, rispetto a marzo scorso quando la Campania conobbe restrizioni più dure che altrove in Italia, dovrebbe essere permesso solo lo sport individuale ma all’alba, le uscite per attività motorie in attività singola o con qualcuno del nucleo familiare e le uscite per i bisogni degli animali domestici.
Unica deroga, sempre riferendosi allo sport, riguarderà le squadre calcistiche di serie A e B che potranno continuare a giocare (ma con restrizioni di pubblico ancora più dure) perché i campionati sono legati a contratti e calendari federali.
Se da ieri sera è scattato il coprifuoco alle 23 e il divieto di spostamento tra le province campane, dalla settimana prossima potrebbe scattare lo stop ai viaggi da comune a comune anche della stessa provincia. Più complicato, invece, il discorso della chiusura dei confini campani. Non potrà palazzo Santa Lucia vietare l’ingresso da altre regioni d’Italia o dall’estero ma può imporre, norme alla mano, la quarantena per chi arriva o l’obbligo del tampone. E la stessa cosa vale per chi vuole allontanarsi da questa regione. A meno che non siano i luoghi di arrivo a imporre norme restrittive.
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