Campania

I 42 anni dal terremoto del 1980

Morte e distruzione, case in cumuli di macerie e famiglie avvolte dal dolore, il terribile terremoto del 23 novembre 1980

di Pasquale De Virgilio

Fino alle 19.30 del 23 novembre 1980, il terremoto più importante dal secondo dopoguerra era stato quello del Belice. Ma un carattere fortemente simbolico, emblematico, l’ha avuto il terremoto dell’Irpinia. Innanzitutto per le due sorprese che suscitò. La più terribile, e altrettanto tragica, fu dovuta al fatto che, in quella prima notte fra una domenica e un lunedì, il sisma fu ampiamente sottovalutato dai media. Non ne fu colta la portata, le grandi testate giornalistiche non furono per niente tempestive nel mobilitarsi; la scossa tellurica segnalò nei fatti che l’Irpinia era una terra dimenticata dal resto del mondo, dove i sistemi di sensibilizzazione nazionale, in ordine a una calamità naturale, non funzionavano.

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L’epicentro fu in Irpinia, ma le due Nocera, Pagani e tutto l’Agro, subirono devastanti danni. In tanti ricordano la notte trascorsa in ritrovi di fortuna: vetture, baracche, aperta campagna. I soccorsi arrivarono tardi, non c’era la Protezione Civile, ma arrivò l’esercito ad aiutare la popolazione. Al Tg2 della Rai, l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini disse “Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi”. Alberto Moravia scrisse, invece, “Ad un tratto la verità brutale ristabilisce il rapporto tra me e la realtà. Quei nidi di vespe sfondati sono case, abitazioni, o meglio lo erano”.

In queste ore non si commemora un disastro di 42 anni fa soltanto per non dimenticare un dolore che sembra sbiadito, ma che in chi è  sopravvissuto alla catastrofe  e  ricorda come fosse ieri la polvere d’intonaco e gli strazi dei feriti sotto le macerie,  ha lasciato ferite profonde. Ma si ripercorre anche, si ha il dovere di farlo, la vicenda di un “terremoto infinito” (Iripiniagate) che ha messo più volte in agitazione il Parlamento, che ha dovuto approvare ben 32 leggi per regolamentare la ricostruzione, una lunghissima  storia di speculazioni, sbagli,  imbrogli e ritardi ingiustificati.

Quella data fatidica rappresentò anche il conto alla rovescia dei giorni che rimanevano da vivere al sindaco di Pagani, Marcello Torre. L’11 dicembre del 1980 infatti il primo cittadino fu strappato alla sua famiglia, alla sua città ed al suo sogno di civiltà e libertà.

Pasquale De Virgilio

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