Il 4 novembre giorno dell’Unità nazionale è anche la storia del Milite Ignoto e di Maria Bergamàs, la mamma di tutti i caduti in guerra
di Christian Geniale
La madre di un disperso scelse il figlio d’Italia. Una storia bella ma straziante allo stesso tempo. Una figura davvero stupenda quella di Maria Bergamàs, la mamma di Antonio, soldato morto nel 1916 durante la Prima guerra mondiale a soli 25 anni. Era del 1891, caduto in battaglia in un atto eroico e mai sono state trovare sue tracce. Fu lei a scegliere, all’interno della Basilica di Aquileia, tra le undici bare quella del Milite Ignoto, il figlio di tutte quelle mamme che non avevano un corpo su cui piangere e pregare. La Grande Guerra ha provocato un danno enorme in termini di vite umane spezzate, di famiglie distrutte e avvolte dal dolore. Più di 680 mila vittime, più di 200 mila tra dispersi o non identificati.
Tanti, troppi i corpi senza nome, salme che non hanno fatto mai ritorno a casa. Per questo motivo che l’Italia si sentì in dovere di dare un degno ricordo agli eroi di trincea. Fu Luigi Gasparotto, ministro della guerra e veterano delle trincee, a organizzare tale cerimonia. Il 28 ottobre del 1921 si compì il gesto di quella madre, Maria appunto, afflitta per la perdita di suo figlio. Attimi di profonda pietas che si sciolsero nel momento in cui abbracciò la salma posta dinanzi all’altare. A testimoniare quei momenti sono dei frammenti video conservati e custoditi dallo Stato Maggiore della Difesa. La salma fu poi caricata su un treno che passò lentamente attraversando cinque regioni e 120 stazioni. Il treno percorse lentamente la penisola, impiegò quattro giorni. Quel soldato, avvolto dal tricolore, vide ogni madre piangere il proprio figlio. Il 2 novembre il treno arrivò a Roma. Poi, dalla Basilica di Santa Maria degli Angeli, il corteo funebre che portò la salma verso il Vittoriano.
La Prima guerra mondiale è stato un enorme massacro ma allo stesso tempo ha lasciato un forte senso d’identità. È stato il conflitto che ha portato a compimento il Risorgimento italiano con l’annessione del Friuli Venezia, Trentino e Alto Adige ancora in mani austriache. Questa esperienza di unità, poi, la ritroviamo nella scelta del dedicare a un soldato disperso e anonimo la tomba del Milite Ignoto e diventare simbolo dell’unità nazionale. Anche il luogo scelto per l’inumazione ha un suo significato. Il Vittoriano, l’Altare della Patria, è il monumento che celebra Vittorio Emanuele II, padre dell’Italia unita, e la Grande Guerra ne ribalta il significato. Non più a omaggiare il vertice di un Paese, ma la sua base. Un soldato anonimo, appunto, e il suo ritorno rappresentò quello dei tanti che non tornarono da quella guerra.
A ripercorrere le tappe del treno che cent’anni fa rese omaggio al Milite Ignoto, una locomotiva a carbone, non quella del viaggio di Aquileia, e ha trasportato la bandiera tricolore che avvolse la bara del milite. Il convoglio ha attraversato alcune stazioni italiane con destinazione finale Roma Termini. Cento anni dopo ne facciamo memoria e tutt’Italia si stringe attorno al suo eroe, dinanzi ai monumenti dedicati. Non solo a Roma, dove sono previste cerimonie solenni, ma in tutte le città del Paese. Il 4 novembre Festa dell’Unità nazionale e delle forze armate, è il ricordo di tutte le vittime di guerra, di Antonio e dei tanti come lui, il ricordo di Maria Bergamàs e di tutte quelle mamme che hanno dovuto patire un dolore così grande che, in cambio della pace e della libertà, hanno dovuto pagare un prezzo troppo alto.