L’amministratore del centro di riabilitazione: “Non volevamo rivolgerci al giudice ma non ci sono state date alternative per i pazienti”
Villa dei Fiori ha depositato presso la Procura di Nocera Inferiore una denuncia nei confronti del Distretto Sanitario 60. “Non avremmo mai voluto farlo – dice l’amministratore della struttura Domenico Vuolo – ma purtroppo la drammaticità della situazione non ci ha dato alternative”. La situazione di cui parla è quella, già al centro dell’attenzione della stampa, dei pazienti lasciati senza cure. La riassumiamo.
La storia
Da luglio ad oggi sono novantuno, in gran parte bambini e anziani, i pazienti a cui il Distretto 60 non ha autorizzato il proseguimento delle cure riabilitative. E nelle prossime settimane aumenteranno. In concreto significa che questi pazienti, molti dei quali affetti da patologie gravi, avrebbero dovuto continuare la cura che gli è stata prescritta dai medici specialisti e dalla commissione della ASL. Per farlo hanno compiuto un percorso medico e burocratico con ben nove passaggi tra visite, accertamenti e pratiche varie. L’ultimo passaggio era l’autorizzazione da parte del Distretto, che però non è arrivata. Perché? “Perché – spiega Vuolo – secondo i responsabili del Distretto Villa dei Fiori, struttura dove questi pazienti sono in cura, nel futuro supererà il budget assegnato. Ovvero: non lo ha superato ma si suppone che nel futuro possa superarlo, e quindi si bloccano le autorizzazioni. È assurdo, basti pensare che siamo al 70% del nostro budget. Una cosa del genere non era mai accaduta prima, ed è gravissimo perché significa creare danni enormi per la salute di questi bambini e questi anziani”.
Il rischio di interrompere le cure
C’è amarezza nelle parole dell’amministratore. “Sì, perché – racconta – abbiamo fatto di tutto per evitare che si arrivasse a questo, abbiamo sollecitato il Distretto per ben tre volte e abbiamo dimostrato, con i pareri dei medici, che interrompere le terapie avrebbe significato perdere i risultati già ottenuti e in molti casi determinare un peggioramento delle malattie. Ma non abbiamo mai ottenuto risposta”. Da qui la decisione di rivolgersi al giudice. “Presa a malincuore – spiega Vuolo – perché in un paese civile non si dovrebbe ricorrere alla magistratura per far curare un bambino. Noi riteniamo che non dare le autorizzazioni, come ha fatto il Distretto, sia illegittimo e in contrasto sia con le normative regionali e nazionali sia con i doveri del Distretto, che sono quelli di dare salute e non di negarla. La cura è un diritto e il giudice lo ha già sancito in altre occasioni, ad esempio stabilendo che il Distretto non può, per motivi di burocrazia contabile, abbandonare a se stesso un paziente ma deve dargli la possibilità reale di curarsi”.
Il silenzio delle istituzioni
“Ciò che colpisce – aggiunge – è l’indifferenza di ancora troppi politici, amministratori, responsabili sanitari. L’enormità di ciò di cui stiamo parlando dovrebbe spingere chiunque a prendere posizione, e invece sono ancora pochi quelli che l’hanno fatto, e ai quali va il ringraziamento delle famiglie. Mi chiedo: ma ci si rende conto di cosa significa tutto questo per un bambino gravemente malato, per i suoi genitori e perfino per chi vorrebbe curarlo e non può farlo? E perché poi? Perché la struttura che lo cura potrebbe un giorno, forse chissà, superare il budget assegnato. È sconfortante. Come lo è che l’unica speranza per quel bambino, come per tutti gli altri, sia il giudice. No, non è questo che avremmo voluto”. La parola, quindi, passa al Magistrato. Nel frattempo, però, quei 91 pazienti sono a casa. Senza cure.