Riflessione

Giudice, l’ispirazione di San Prisco per il dono della vita

Il vescovo di Nocera, monsignor Giudice, nell’omelia per il patrono San Prisco esorta i fedeli a riscoprire il senso della fede

Rimettersi in cammino riscoprendo la propria umanità, recuperando il senso della fede, vivendo la comunione con i propri fratelli. È questa l’esortazione che nel duomo di Nocera Inferiore, il vescovo Giuseppe Giudice ha rivolto alla cittadinanza e alla comunità diocesana nel celebrare il pontificale del patrono San Prisco. 

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Il vescovo, nell’omelia, ha utilizzato l’immagine della processione, un andare in tre direzioni diverse ispirato dallo stesso San Prisco, «primo vescovo, primo testimone, uomo di Dio che ha sparso il Vangelo in questa terra». È innanzitutto una processione verso sé stessi riscoprendo il dono della vita. «Nel momento in cui perdiamo in umanità – ha spiegato monsignor Giudice – non possiamo progredire nella spiritualità. La nostra prima vocazione è la chiamata alla vita e, forse, proprio sulla vita siamo in difficoltà. È una vita bistrattata, calpestata, non amata, bombardata, che certe volte non è vita. Per scendere dentro di noi abbiamo bisogno della luce di Dio che brilla nella coscienza di ogni uomo. Dentro di noi, se scaviamo con attenzione, c’è la firma di Dio». 

Se la prima è della speranza, la seconda processione è della fede: «Dobbiamo tornare a Dio – prosegue il vescovo – cercare Dio non è semplice, ma sappiamo che possiamo trovarlo perché è lui che ci cerca. Una società che ha perso Dio, perde anche l’uomo. Quando si appanna il Cielo si appanna anche la terra». La terza processione è la più coraggiosa, quella della carità verso i fratelli: «Se non amiamo il fratello che vediamo – chiede – come si può amare Dio che non si vede?».

A conclusione della celebrazione il vescovo ha augurato alla città di Nocera di «vivere sempre nella legalità e nella pace» e ha rivolto agli amministratori e a chi lavora per il bene e la legalità, sentinelle della città, «un augurio di corrispondenza da parte dei cittadini». È un augurio rivolto alle famiglie e alle comunità dove ci sono sofferenze, lutti e difficoltà, ma anche a chi non crede perché «guardando a questi testimoni luminosi che vivono una giovinezza eterna, rivolge il suo sguardo a Dio».

Redazione

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